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Locomotiva a vapore


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....SCRIVE UNA 880....


La 880 monumento a Mantova


LETTERA APERTA AL SIG. SINDACO....
(e a tutte le persone di buona volontà)



Gent.mo sig. Sindaco,

Le scrive una sua concittadina. Una concittadina molto particolare e questo mi da l'ardire di chiederle udienza. Lo so che Lei è sempre molto impegnato e che ha importanti compiti da svolgere, ma spero proprio vorrà fare una eccezione, a motivo di grave situazione.

Non si stupisca se le scrivo. Dopo tanti anni di paziente silenzio, è venuto il momento.
Com'era però in uso ai miei tempi, voglio prima presentarmi, dato che con gli estranei non si parlava mai. Il mio cognome è 880, il nome è 006. Classe 1916, prima serie. Residenza: Mantova, giardini del Te. Segni particolari: nera con le ruote rosse, distributori cilindrici, surriscaldatore Schimdt 1910 modificato FS. Versatile e apprezzata. Un fiore all'occhiello per le tecnologie avanzate (sarò lieta in seguito, di illustrargliele nei dettagli, perché importanti).

Papà Breda che mi dette i natali e mamma F.S. che mi adottò, mi spiegarono che sono una locomotiva (anzi una locotender). Ricordati mi han detto, anche tu, come i tuoi parenti nobili che hanno fatto la storia dei trasporti, contribuirai al costante progresso dell'uomo. Nel tuo piccolo, possiedi quanto di meglio e sei già nei libri che contano.

Dunque va e fatti onore, perché vivrai a lungo!

E così fu. Mi piaceva moltissimo viaggiare e correre fino a 75 Kmh! Le mie ruote erano sempre in movimento, pronte all'avventura. Ero carica e surriscaldata! I miei 500 cavalli scalpitavano e nelle partenze ero davanti a tutti come le prime donne. Come loro, lucida, sfavillante e vaporosa, dominavo la scena anche se, Le confesso, un vizietto lo devo proprio ammettere...mi piaceva molto fumare... Ma proprio molto! Era per me una ragione di vita!
Adesso che siamo in confidenza, mi permetta qualche ricordo, come tutti gli anziani.
Prometto che sarò breve come loro...

Lei sapeva che con le altre mie sorelle 880 e 875, ho contribuito alla salvezza del sacro suolo patrio? Proprio così!
Al mare, appena nata. Da Rimini ad Ancona respiravo l'aria balsamica, assieme alle cannonate austriache.
Li chiamavano treni blindati... che paura! Battesimo di fuoco, in tutti i sensi!
Mi sono fatta molto onore, più volte abbiamo colpito e anche affondato il nemico.
In mezzo alle distruzioni e agli stenti, alla fine ero salva, con l'encomio della Regia Marina.
Che tempi, allora! Si soffriva e si moriva, in silenzio.
Forse anche per questo il mio acciaio si è ben temprato. Non ho mai mollato, nemmeno più tardi, bersagliata da altre e più micidiali bombe. Fu ancora più dura, lo ammetto. Contro di me si scagliavano amici e nemici, in una folle corsa alla distruzione generale e la loro cattiveria pareva non avesse mai fine..

Fotografia della 880 di Mantova Ma il tempo passa e passò anche lo sfacelo. Dopo, c'era solo lavoro duro ed assiduo. Con poco bisognava fare molto e ricostruire. E correre contro il tempo, correre sempre. In questo non ero un fulmine, però nelle mie morigerate corse da secondaria, ho sempre portato a destinazione chi si affidava a me. Persone importanti, meno importanti, non mi importava, tutte erano uguali, nel nome di un servizio irrinunciabile e puntuale.
Ora che ricordo, in un viaggio alquanto avventuroso, portai con me anche l'amico che scrive. In cabina? Eh, si! Cosa vuole, aveva una divisa e ho saputo solo dopo che era raccomandato dalla Passione.
Così ci siamo conosciuti e siamo diventati amici....

Chilometro dopo chilometro e quanti milioni sono nemmeno lo ricordo, tra l'alta e la bassa pressione, la mia vita passava, assieme al mio tempo. Invecchiavo. Un brutto giorno, su un pezzo di carta scrissero il mio destino.

Basta, il tuo mondo è finito, non servi più!

E pensi che sono stata anche fortunata. A tante altre lo stesso misero pezzo di carta, irriverente e inconsapevole, ha prescritto la fonderia. Inutile che io le pianga, non ritorneranno mai più! Il tempo non perdona, però povere compagne, quanti ricordi... ma lasciamo perdere che queste sono cose umane.....

Non ci crederà, ma mi sono commossa quando ho visto le foto di mia sorella 051. Al contrario di me sta molto bene, anche se ha solo 6 anni di meno. In splendida forma, adorna di tricolori, proprio in questi giorni di ottobre, era alla testa di imponenti manifestazioni nella vicina Cremona. Per lei migliaia di persone, foto, video, televisioni, complimenti e felicitazioni. Qualcuno le ha anche stretto una biella ed uno scalmanato voleva addirittura baciarla sulla boccola, ma lo hanno fermato.... e che diamine..!

E poi, bande musicali con ottoni sfavillanti al sole quasi quanto i suoi e applausi. Quanti applausi! Brindisi con tonnellate di fresca acqua e addirittura l'antracite dall'America! Che onore! Sono tanto contenta per lei, ma quanta nostalgia.... Anch'io conoscevo bene quei binari e quel deposito....

La 880-051 durante una manifestazione Altra foto della locomotiva a vapore 880-051

Nella capitale del torrone, in aggiunta alle famose T, per me ce n'era un'altra: la T di Treno! A vapore, s'intende. Quello duro, difficile, che non perdona errori, tremendo d'estate come d'inverno e nero, sempre nero...

Ecco, adesso dopo i ricordi, la tristezza mi pervade. Sopravvissuta a mille avventure, eventi bellici, a tutto il bene e il male, persino alla fonderia, eccomi qui testimone di un'epoca. Sono salva grazie ai miei "musi neri" (i macchinisti di allora) che non mi hanno dimenticata, consapevoli delle nostre vite parallele. Grazie, se potessi mi inchinerei, nel nome di un Dovere a cui non siamo mai venuti meno. Il monumento è per loro, alla loro Abnegazione.

" Ai musi neri, dall'anima candida!"

Foto della 880 Vorrei ringraziare anche Lei signor Sindaco, non sono un'ingrata. Ma come faccio? Mi guardi bene ora e mi dica con franchezza, che cosa testimonio? Abbandono, tristezza, degrado, un ammasso di ferro anonimo e rugginoso? Sono diventata verdastra e, priva delle mie possenti braccia, delle mie lucide targhe, malsicura, sono abbandonata all'implacabile corrosione che presto mi vincerà, in una sede con brutti precedenti di rami secchi.

La tranvia che passava proprio qui per andare ad Ostiglia è cancellata anche dalla memoria della gente, lo sarò presto anch'io? Attorno a me vedo solo l'indifferenza. Vedo il traffico che mi asfissia ogni giorno di più. Vedo il sistema ferroviario vacillare tra ritardi e soppressioni...

Pensi che ai miei tempi anche un minuto era di troppo!
Tic-tac, tic-tac il Roskopf inesorabile scandiva ogni secondo, ta-dan, ta-dan rispondevano le ruote, martellando i giunti. Tac-tac, tac-tac, ticchettava sempre uguale l'oliatore Friedmann, fun-fun, fun-fun gli faceva eco il mio respiro possente...

Una vita cadenzata, sincrona.. Impossibile sgarrare!

Apri il boccaporto, dai qualche palata, guarda il fuoco, vai con la soffiante, l'acqua è un po' bassa attacca l'iniettore, ...cala dai 12 solleva un po', dai, dai un altro giro ai cilindri che va, ...quella bistadio dobbiamo proprio vederla, comunque carica ...guarda il manometro, controlla i livelli...
Occhio al segnale, chiudi il regolatore, frena, siamo in stazione.

"...Orario, maestro?" Certo capo, come sempre! Verde. Via, si ricomincia! Ta-dan, ta-dan.... E ora?

Tutto finito! Sono molto triste e non mi aiuta il vicino Te con la sua bellezza, anzi! Troppo e troppo grave è il contrasto con la mia ruggine. Solo la legge mi consola un po'. Il DLGS 490 del 1999 nei suoi vari articoli (3e/3f) dice che sono diventata un bene culturale, inalienabile.

Fotografia della 880-006 Meno male, appartengo a tutti. Che sollievo! Potrò allora avere comprensione dalle persone di buona volontà e un po' di calore umano, anche se non scalderà mai come il mio.

Caro Sindaco, non ho mai chiesto nulla, Lei lo sa, ma ora lancio un forte e chiaro grido (pardon 3 fischi lunghi e 3 brevi) d'aiuto a tutti, proprio tutti, ma in particolare a Lei.

Lei può aiutarmi subito se solo vuole, lo faccia, la prego. Sto morendo lentamente, corrotta nel mio forte acciaio. Quello che non han potuto bombe, sabotaggi e milioni di chilometri sempre di umile servizio, lo può ora l'indifferenza, l'incuria e il ludibrio di imbrattatori e vandali drogati ed ignoranti.

Lei ha realizzato importanti manifestazioni proprio qui a due passi e sta cambiando il volto del mio viale con fioriere e marciapiedi, parcheggi e ciclabili che inducono al rispetto della natura e al più umano vivere, ora pensi a me.

Ora mi conosce!

Anche se non pago tasse ho qualche diritto anch'io, non crede? E' possibile che non le sia rimasta nemmeno una latta di vernice nera, una rossa e qualche pennello, da qualche parte? Guardi, non le chiedo nemmeno una tettoia, anche se la merito.

Mi accontento così, se mi promette che tornerò lucente e con una piccola targa che mi presenti a tutti!
Non è educazione restare anonimi, ricorda?

Nel bel giardino dei mantovani e di tutti gli altri visitatori del mondo, non può restare a marcire lentamente un fiore rugginoso.

La 880 di Mantova Se sono davvero un simbolo, un messaggio, un monumento, non posso e non voglio rimanere in queste condizioni.
Mi vergogno molto, così non ho più dignità!
Mi creda, da tempo non dormo più la notte e un pensiero mi tormenta.
Ogni mattina temo di salire su quel carro diretto alla fonderia.
E non voglio pensare che sarà Lei a scrivere quel biglietto...
So che sarebbe fin troppo facile. Troppo comodo, anche.

Ma mi dica, con quale coraggio lo farebbe, adesso che mi conosce e sa la mia storia?

Grazie per avermi ascoltato.


I più deferenti ossequi dalla sua concittadina 880 - 006.











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